Un sound folk-rock, acustico, tendente al country. Una musica alle volte romantica, alle volte carica e coinvolgente. Per quasi tutti, i Mumford & Sons sono tutto questo.
Chi ha scoperto la celebre band inglese grazie ai suoi primi bellissimi lavori, come gli album “Babel” e “Delta” o le hit “Little Lion Man” e “I Will Wait“, potrebbe rimanere sorpreso ascoltando altri lavori della formazione, in particolare a un EP: “Johannesburg“, risalente al 2016.
Il minialbum, disponibile su Spotify, si differenzia in maniera netta dal resto della discografia del gruppo. Innanzitutto, perché non è stato registrato in Inghilterra ma in Sudafrica. E poi, perché si tratta di una collaborazione con artisti locali. Da quei luoghi e da quegli artisti, i Mumford and Sons hanno tratto sonorità inedite per la loro storia musicale. Il loro stile si è fuso con quanto ha trovato in quella nazione e il risultato è assolutamente da ascoltare.
A Johannesburg, i gruppi Beatenberg e The Very Best hanno collaborato con la band inglese alla scrittura e all’arrangiamento di cinque inediti, di cui “There Will Be Time” è il singolo che ha avuto maggior successo. Nell’ascoltare l’EP, appare chiaro fin da subito che si tratta di qualcosa di molto particolare. La pienezza musicale dei Mumford and Sons diventa pura potenza e si incrocia con l’irresistibile allegria degli artisti africani,
sensazione confermata durante le esibizioni dal vivo che hanno visto le formazioni salire sul palco insieme.
There Will Be Time rappresenta l’incontro fra Marcus, lead singer dei Mumford & Sons, e Baaba Maal, musicista senegalese. L’incontro è innanzitutto musicale, ma non solo. È anche linguistico, dato che essi cantano le proprie parti nelle rispettive lingue (inglese e Pulaar, lingua madre di Baaba Maal). E infine è religioso, essendo il testo estremamente spirituale: ci sono riferimenti alla fede evangelica della famiglia di Marcus e quella musulmana di Baaba Mal.
Wona, cantata in parte dal lead singer dei Beatenberg Matthew Field e in parte coralmente dagli altri musicisti, è un esempio della fusione afro-folk adoperata all’interno dell’EP Johannesburg. Il titolo Wona è una parola in zulu, una delle undici lingue ufficiali del Sudafrica, e significa “vedere”.
Il testo parla infatti di visibilità: se da una parte si può essere tentati di tenere nascoste le nostre passioni e capacità, per paura di fallire e farci del male, dall’altra ci sono persone (quelle che ci amano) che sono in grado di vedere attraverso le protezioni che adoperiamo su noi stessi.
Per i più curiosi, Johannesburg può rappresentare la porta d’ingresso al mondo dell’afro-folk, un sotto-genere musicale affollato di artisti di assoluto valore che permette di proiettarsi verso suggestioni e sonorità di un continente che esercita ancora tanto fascino sull’Occidente.