Il 12 settembre del 1977 moriva a 31 anni Stephen Biko, attivista divenuto simbolo e martire della lotta anti-Apartheid in Sud Africa. Tre anni dopo, il primo frontman dei Genesis, Peter Gabriel, incideva uno dei suoi brani più popolari di sempre: “Biko”. Come si intuisce dal titolo, la canzone parla dell’attivista sudafricano ed è un grandissimo pezzo di storia della musica e un importante documento storico allo stesso tempo.
Il personaggio
Stephen Biko era nato nel 1946 a King William’s Town in Sudafrica da famiglia di colore, di etnia xhosa. A 20 anni Biko iniziò gli studi di medicina e iniziò anche la sua attività politica a difesa dei diritti dei sudafricani di colore. Siamo negli anni ’60, nel Sud Africa dell’apartheid e delle discriminazioni razziali. Nelson Mandela era stato arrestato già 10 anni prima, e sarebbe rimasto in carcere per altri 24. Stephen Biko invece era in libertà e continuò la sua opera di attivismo fino al 1977, quando venne arrestato e ucciso in circostanze mai del tutto chiarite.
Una canzone come atto politico
“Biko” contiene alcune parti cantate in xhosa, lingua di Stephen Biko, e parla della storia dell’attivista dal punto di vista di un immaginario abitante bianco sudafricano che apprende la notizia della sua morte.
Musicalmente il pezzo rappresenta un ideale incontro tra le atmosfere musicali di Peter Gabriel e dei Genesis e la musica world – non dimentichiamo che il musicista fondò in seguito la Real World Records, dedicata proprio alla scoperta e alla diffusione del meglio della musica etnica.
Biko era considerato una vittima minore dell’apartheid in Sudafrica ma fu proprio la canzone di Peter Gabriel ad aumentare la consapevolezza sul segregazionismo e le sue atrocità: insieme al brano corale “Sun City” è stato fondamentale nella fine del regime.