Per chi non lo sapesse, il grande cantautore Fabrizio De Andrè (nato nel 1940 e morto nel 1999) era molto schivo. Addirittura per molti anni non volle fare concerti, sebbene i suoi dischi (in particolare “La buona novella” del 1970, “Non al denaro non all’amore né al cielo” del 1971 e “Storia di un impiegato” del 1973) gli avessero conferito una grande popolarità. Il primo concerto avvenne solo nel 1974 alla Bussola di Viareggio, e si dovette insistere molto per far sì che succedette.

De André non rilasciava nemmeno molte interviste, a differenza di altri musicisti dell’epoca. La sua idea di vita si discostava parecchio da quella del divo, a cui avrebbe potuto invece aspirare: una volta che potè permetterselo, De Andrè acquistò un pezzo di terra nell’entroterra sardo e diventò contadino oltreché musicista.

Insomma, lo stile di vita di questo grande artista diventò sempre più sobrio man mano che la sua fama si accrebbe. E quindi penso proprio che adesso si stia rigirando nella tomba (o forse goda segretamente?) delle attenzioni cinematografiche che sta ricevendo negli ultimi anni. Dopo la recente serie tv “Il principe libero”, interpretata da Luca Marinelli, sarà infatti nelle sale il progetto cinematografico “DEANDRÉ#DEANDRÉ. STORIA DI UN IMPIEGATO” a partire da Ottobre 2021.

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